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lunedì 24 novembre 2014

Quando il cordoglio non basta...

Salve a tutti. Scrivo questo post con tanto amaro nel cuore e tanta tristezza. Avrei potuto cominciare dicendo: "I corsi stanno per terminare, tutti pronti per le feste natalizie e per gli esami?" e invece no. E invece no. E invece no. Me lo ripeterò all'infinito.

Non è un post per attirare l'attenzione o per avere qualche visualizzazione in più, non me ne farei nulla, né ci guadagnerei qualcosa. Questo forse lo fanno quei siti che perennemente pubblicano false notizie pur di farsi notare ed avere qualche visualizzazione in più, qualche like in più, e via dicendo. Io non lascio spazio alle pubblicità qui, quindi neanche volendo ci guadagnerei mezza lira. E sottolineo il "neanche volendo".

Non mi soffermerò più di tanto su quanto è accaduto; spero solo che il cordoglio che sento e che sentiamo in tanti sia di minimo sostegno a dei genitori che hanno perso una figlia bellissima, appena 23enne, desiderosa solo, questa mattina, di vivere la sua quotidiana routine universitaria, e invece non ha potuto. No, invece non ha potuto. No, invece non ha potuto. (Ecco che ritorna quel maledetto "invece no"...)

Riposto un paio di link che mi hanno colpita e che mi hanno lasciata tanto perplessa sul "perché", sul motivo per cui una ragazza debba perdere la vita per un autista cieco e sordo. Sì, perché solo così poteva essere lui. Lui. Lui. Magari uno di quegli autisti che noi studenti conosciamo bene: annoiati dal proprio lavoro, che alla prima occasione ti bestemmiano contro e non solo: anche povere Madonnine e Santi vengono bestemmiati; che alla prima banalissima informazione che gli viene chiesta fanno uno sguardo ammattito del tipo "Ma come, non lo sai già da te?? Ma perché questo è venuto a scocciare proprio a me?"; uno di quelli che ti guardano quasi male se sul pullman ci sei solo tu a viaggiare o comunque pochi, del tipo che "non ne vale la pena! Mi scoccio, per 'sti 4 cani!"; uno di quelli che prima di partire "Mi ci vuole un caffè!" senza pensare che davvero ci sono persone che hanno voglia di fare qualcosa, andare a studiare, far fruttare il loro tempo, a differenza loro; uno di quelli che, poverini, STRESSATI, non possono stare appresso a noi; uno di quelli che VENGONO PAGATI per fare IL LORO MESTIERE, e manco quello fanno bene! Per fortuna non sono tutti così, ma diciamoci la verità: chi non ne ha mai conosciuto uno così? Almeno uno? Beh, altre opinioni non le ho sentite, nè intendo farmi convincere del fatto che la colpa sia stata della ragazza. Perché quando lei chiama aiuto, tu non guardi nello specchietto bene per vedere un ESSERE UMANO ATTACCATO/INCASTRATO ANCORA AL TUO PULLMAN e non senti un altro autista che ti urla di fermarti, allora VUOI essere cieco e sordo. Non è più un incidente. E' nullafacenza. E' accidia, che, in aggiunta, porta danno ad altri. Ecco uno dei link: http://www.zerottonove.it/il-cordoglio-di-unisa-per-francesca-bilotti/

Ma è inutile rimurginare sul "chi sia il colpevole". Basta. Ora si può solo ripensare a lei con un sorriso. Mi si potrebbe rispondere: una morte come un'altra: perché ti scaldi tanto? Ecco cosa dico io, invece (rieccolo, il maledetto): una morte INUTILE. Bastava un po' di attenzione. E questa ragazza avrebbe potuto terminare tranquillamente e serenamente la sua giornata e tornare a casa. Ecco il motivo. Altre persone muoiono per cause più gravi (malattie, guerre, bombe, assassini, violenze, armi, e via dicendo). Lei non doveva vivere nessuna di queste condizioni. Eppure non c'è più. Più rabbia ancora. L'articolo che segue è stupendo! Molto meno polemico e molto più poetico del mio (per sua fortuna è riuscito ad esserlo, io non ce l'avrei mai fatta): http://www.ilvescovado.it/it/sezioni-25/l-editoriale-37/una-corsa-contro-il-tempo-una-corsa-per-il-cielo-30436.aspx

Attraverso il mio profilo di facebook ho riportato poche, semplici parole: "Morire per un pullman (che tu ci sia salita o meno poco conta, lui ci ha pensato a salire sopra di te)... Morire per andare a studiare, imparare... Morire per il tentativo di crearsi un futuro... In questo mondo viviamo. Ma per te il posto in cielo c'è. Tanto cordoglio e amaro nel cuore. R.I.P. Francesca."

Termino con questo link, mi sembra faccia capire abbastanza chiaramente come sia stato un evento che ha lasciato un segno nel cuore, non solo il mio ma anche quello di tante altre persone, che conoscevano Francesca o che non la conoscevano, come nel mio caso; eppure sono rimasta colpita, ma molto negativamente. Eccolo: http://www.unisa.it/news/index/idStructure/1/id/14912

R.I.P. Francesca. Un bacio forte a te che ormai sei lassù.

sabato 27 settembre 2014

Inizio dei corsi!

Anche per noi sono apparsi gli orari  dei corsi per il primo semestre! ^_^ In base al vostro anno, selezionate il link e organizzatevi! Se dovesse ritrovarsi qualche accavallamento si può mandare una mail o parlarne direttamente con il/la professore/professoressa... Sarà di certo più utile. ;) Il link è il seguente:

http://www.unisa.it/dipartimenti/dip_scienze_del_patrimonio_culturale/didattica/artispettacolo/orariolezioni

Non vi resta che compilare il piano di studi (dopo aver pagato la tassa) e siete a posto ;) Ciao a tutti!

domenica 21 settembre 2014

Si ricomincia!

Dopo davvero tanto, troppo tempo sono di nuovo qui ad occuparmi del mio blog :) Dopo gli ultimi due esami e la laurea ho preso un lungo periodo di vacanza, fino a fine agosto, per poi riprendere i corsi ad ottobre per cominciare la specializzazione! Mi sono riproposta, però, di riprendere il blog e pubblicare altri appunti, sia del passato (della triennale, se possono ancora servire a qualcuno), sia della magistrale stessa, magari proprio dopo gli esami che ho già dato :) Inoltre, vorrei dare al più presto date ed informazioni utili, perché davvero occorrerebbero anche a me :P 

Il prossimo post sicuramente tra poco tempo ;) 

Un bacione, Martina ;)

mercoledì 18 settembre 2013

-2...

Questa estate è volata e luglio e agosto sono ormai trascorsi. Da molto non scrivo, ma non posso farci nulla: mi mancano appena due esami alla fine del mio percorso triennale! Spero con tutto il cuore che entro novembre tutto sia concluso! Il 25 penultimo esame, il 30 l'ultimo... Tre anni volati! Il primo post ri-dedicato a voi lettori purtroppo dovrà attendere la fine di settembre e me ne dispiace, ma ora come ora non saprei come fare a conciliare due cose :( A tutti lascio un bacione e tanti auguri per il vostro percorso universitario!

Martina.

giovedì 27 giugno 2013

Arte contemporanea - Parte 3

PAUL CEZANNE (1839-1906)
Cezanne chiude il quadro del post-impressionismo, vive le vivende dell'impressionismo e ha il tempo per analizzarlo. Ha un rapporto di amore-odio con gli impressionisti; è un artista tormentato perché il "nuovo" sta avanzando. Partecipa scarsamente alle mostre, prova a lavorare come gli impressionisti, con la pittura en plain aire con una luce forte, frontale e accecante. 

"La casa di Père Lacroix" - 1873
Le pennellate sono rapide, ma ben visibili e non confuse, quindi "costruttive". La facciata è schiacciata dalla luce forte, scompaiono i particolari e non c'è più profondità.L'opera non è, però, completamente piatta: compare una sorta di sovrapposizione di piani e le ombre (abbandonate dagli impressionisti).

"La casa del dott. Gachet" - 1873
L'opera è dipinta en plain aire, è bidimensionale e rappresenta il paesaggio e gli effetti che la luce crea su di esso. Vi è un accenno alla profondità con la strada che si allunga fino al fondo. Le forme non sono sgretolate, c'è solo una tensione che non lo allontana da un impianto strutturale/formale solido.

"La casa dell'impiccato" - 1873
Agli impressionisti piace perché c'è attenzione alla luce (le cose quasi spariscono), la casa (il punto più luminoso) è decentralizzata. Lo sguardo si chiude, le montagne sono sfumate. A sinistra una macchia di colore, il tetto, quasi invade lo spazio intorno, togliendo la visuale. L'occhio, così, è costretto a vagare da un punto all'altro, non sa quale strada prendere.

"L'Estaque e il Golfo di Marsiglia" - 1878
Già è lontano dall'Impressionismo, le sue opere diventano più mature. Anche qui la pennellata è rapida, ma non è nervosa, l'accostamento è studiato con metodo. C'è riflessione; non c'è solo l'occhio che coglie, ma anche la mano che segue un piano preciso. 

"Il Golfo di Marsiglia visto da l'Estaque" - 1886
Compaiono i piani, le campiture delle pennellate sono piatte, e non piccole e giustapposte. I tetti sono chiari, puliti, come le facciate. Ci sono più forme geometriche e in questo è il precursore del cubismo. Per gli impressionisti la luce sgretola; per Cezanne essa rende più solide le forme. 

"Zio Dominique" - 1866
La luce è molto forte. La pittura è densa e pastosa. Le pennellate hanno una campitura piatta e senza profondità. Il volto e le mani sono trattate come macchie in contrapposizione al bianco, grossolane, poco definite e di diverso colore in base alla luce. I colori sono compatti, non scomposti.

"L'uomo con il berretto" - 1866
Si vede fino al busto, non più le mani. Si sovrappongono piani chiari e piani scuri. Facendo un confronto con "Il postino Roulin" di Van Gogh, la barba in Van Gogh è forte, ispida, mentre in Cezanne si va oltre e la linea è più solida. Sono forme senza espressività.

"Madame Cezanne e la poltrona gialla" - 1890-94
Cerca un nuovo metodo per la figura nello spazio. La chiusura è forte: lo sguardo non va oltre quel piccolo spazio artificiale; il nuovo punto di vista non è più frontale. Proprio sul punto di vista c'è una grande innovazione: non usa una sola prospettiva, e questa è la base del cubismo. Il tessuto della tenda è pesante, sembra quasi un drappo. La figura è opaca, chiusa, non esprime nulla di particolare. Le mani sono trascurate, non gli interessavano.

"La signora Cezanne nella serra" - 1891
Non c'è profondità, i colori sono chiari, ma un po' abbandonati.

"Natura morta con mele e arance" - 1895-1900
Opera capitale, descritta e letta in molte maniere. Ci sono più punti di vista: la brocca è frontale, il tavolo è obliquo e il telo è dall'alto. Non c'è profondità, lo spazio è chiuso. Il telo è pesantissimo, cade e scivola tutto in primo piano. A seconda dei vari punti di vista cambia anche il punto luce.

"Natura morta" - 1905
Ciò che è più visibile è il tavolo sbilenco. La tovaglia, bianca e pesante, sembra di gesso. Si colgono anche qui più lati contemporaneamente. Sarà base per Picasso.

I FAUVES
Dopo il 1905 gli artisti decidono di raggrupparsi e di condividere una sola poetica pittorica. C'è una forte base teorica con manifesti e testi.Aumenta la complessità, quindi c'è bisogno di più teoria e spiegazioni. Resta comunque l'indipendenza personale. Le loro mostre suscitano critica e scandalo, appaiono come belve. Ne fanno parte: Henri Matisse, Albert Marquet, Raoul Dufy, George Braque e Maurice De Vlamnick.

Matisse - "Ritratto della signora Matisse" - 1905
Le pennellate sono aggressive ed immediate, i colori antinaturalistici e il motivo deformato e non meditato. L'arte deve essere aperta al mondo, deve essere un'impresa collettiva e qui sta l'avanguardia: l'arte è interazione col mondo e con le altre arti. Matisse in quest'opera crea un volto scomposto, diviso, trattato come una superficie senza verosimiglianza, che aggredisce chi osserva. Il volto è deturpato, i colori sono forti e poco armoniosi fra loro, "brutti" secondo i critici, anche se non esiste più per questi artisti la bellezza tradizionale.

Matisse - "Donna con cappello" - 1905
Il ventaglio è scomposto a causa dei colori. Secondo la critica i colori sono gettati sulla tela senza logica. L'artista vuole aggredire con colori nuovi e nuovi accostamenti. I volti sembrano maschere distorte.

Matisse - "Lusso, calma e voluttà" - 1904-5
 Una delle opere d'esordio cn colori puri senza metodo. L'opera è un po' sgranata. 

Matisse - "La finestra aperta" - 1905
Alcune pennellate sono piatte, altre più rapide; il bianco è molto forte e sgradevole; il rosso e il verde che usa non sono in armonia. In alcuni momenti il colore è più fluido (sul muro) ed altre più denso (sulla finestra). Ciò causa un forte distacco dalla realtà. L'opera provoca l'osservatore, perché sgradevole e pesante; non lascia dunque indifferente chi la osserva.

Matisse - "La stanza rossa" - 1908
Si tratta di un'opera rivoluzionaria. Le pennellate sono a campiture piatte, per questo l'opera non piace a Picasso, che intanto si era interessato alle maschere africane. La parete e il tavolo sono entrambi rossi, quindi si confondono. Lo sguardo forse si allunga nell'angolo in basso a destra, nel contrasto col bianco, ma per il resto tutto è piatto. La sedia ricorda Van Gogh e il suo dato emotivo.

Matisse - "La danza II" - 1910
Le forme sono armoniche ed essenzializzate. L'opera è vuota, non affollata. Si concentra sul motivo simbolico della danza, perché ama la musica. Artista e compositore di musica lavorano insieme, perché proprio grazie alla musica si trovano nuovi temi. La melodia, infatti, crea un'immagine nella mente del pittore, il quale ha colto il gioco armonico delle note. Ciò allontana sempre di più l'opera dalla realtà. Tutto questa vale anche per l'opera "La musica", sempre del 1910.

FINE

giovedì 13 giugno 2013

Arte contemporanea - Parte 2

POST-IMPRESSIONISMO
Il periodo post-impressionista è pieno di idee che si formano dopo lo scioglimento dell'impressionismo. C'è un'ondata di reazioni. George Seurat e Paul Signac aprono questa strada con il "Neoimpressionismo", un movimento che non cancella il passato, ma semplicemente lo rinnova rendendo la tecnica impressionista più scientifica: si inserisce lo studio in un metodo improvvisato, mantenendo gli stessi temi e lo stesso programma (acqua, vegetazione, fenomeni naturali e vita quotidiana). Vogliono ottenere la stessa luminosità con uno studio più attento e scientifico sul colore, senza improvvisazione. Proprio durante l'ultima mostra impressionista furono presentate opere di questi due artisti.

Seurat - "Une baignade, asnières" - 1883-7
La scena è impressionista, perché compaiono l'acqua e la vegetazione, ma la luce è nuova: le pennellate non sono rapide, ma si tratta di tocchi di colore puro accostati con pazienza. L'opera è molto più grande rispetto a quelle precedenti (2mx3m), quindi ci ha impiegato più di quattro anni. Però c'è un ritorno allo studio, più pratico per studiare l'opera e per cercare di ricreare la luce naturale in studio; inoltre studiano l'accostamento dei colori, per questo vengono definiti "cromoluminaristi".

Seurat - "Una Domenica pomeriggio alla Grande-Jatte" - 1884-6
Altra opera di grandi dimensioni (2mx3m) in cui le pennellate sono piccole ma ordinatissime (puntinismo), tanto che  i colori risultano fusi (mescolanza ottica). Le forme impressioniste vengono solidificate da mtodo e riflessione perché così il gesto pittorico può accompagnare un pensiero, una poetica. L'opera è stata accettata all'ultima mostra impressionista.

Seurat - "Studio per la Grande-Jatte"
Il bozzetto dell'opera vera e propria mostra tutti i colori puri, per i quali occorre pazienza e attenzione, e figure bidimensionali, quasi geometriche.

Seurat - "Le modelle" - 1888
Lo stile impressionista si nota sui corpi nudi, con colori puri e coppie di colori complementari, per dare più luminosità; ad esempio blu e arancione (rosso e giallo).

Eugène Delacroix è compagno di Seurat e Signac, è un teorico che vuole rinnovare i mezzi della pittura con un nuovo uso del colore. Nel 1834 dipinge "Le donne di Algeri", un'opera poco innovativa, compatta, profonda e tridimensionale; si possono cogliere comunque delle novità, come la mescolanza ottica. Secondo Signac, è il primo ad aver utilizzato questa tecnica.

PAUL GAUGAIN

"Suzanne che cuce" - 1880
Le pennellate sono in stile "à plàte", cioè a grandi pennellate per un risultato bidimensionale. Vi è una chiusura alle spalle, un arazzo in alto che chiude dietro e spinge le figure in avanti.

"La visione dopo il sermone" - 1888
E' un'opera di evasione, mito e fuga. Si cerca altrove un luogo nuovo e più adatto all'arte, perché le metropoli non lo sono più. Alla ricerca di questo luogo viaggia molto, perché sta cadendo l'eurocentrismo e gli artisti cercano nuovi stimoli e nuove culture. Non c'è nè prospettiva, nè realismo, con pochi colori tutti puri. Durante uno dei suoi viaggi, Gaugain si ferma in un piccolo paesino vicino Parigi e dipinge quest'opera, composta da due livelli: quello reale, in cui compaiono le donne con le loro evidenti cuffie bianche, e quello della visione, in cui compare la lotta dell'arcangelo. A separare i due liveelli è l'albero. Ciò che spicca in modo evidente è l'uso particolare del colore: lo sfondo è rosso, mentre l'albero è verde; i due colori sono complementari e dcreano un effetto antinaturalistico; inoltre si nota il forte contrasto cromatico del bianco delle cuffie. La sua è una pittura a meoria, nel senso che ha vissuto quel paesino, lo ricorda e lo dipinge sulla base dei suoi sessi ricordi; la memoria è selettiva e sceglie cosa ricordare in base a cosa la colpisce di più. In quest'opera si possono già notare caratteristiche del simbolismo, di cui Gaugain è considerato il predecessore.

"Nel giardino di Arles" - 1888
Già nei costumi si notano i colori complementari che rendono l'opera una realtà immaginaria memorizzata. per questo è altamente simbolica. Tutto lo spazio sembra un sogno, la realtà è richiamata soltanto dalle figure con tratti somatici ben precisi. La strada sale, non va alle spalle delle figure e la panchina ricorda la forma di un insetto.

"La belle Angèle" - 1889
Unica opera eseguita su commissione, ha uno stile un po' forzato. Nello stesso paesino dell'opera "La visione dopo il sermone" è ormai divenuto una celebrità; un noto personaggio politico del posto gli commissiona un ritratto della figlia, che però non fu mai accettato perché non piacque ai committenti. Si trattava di qualcosa di innovativo e non fu compreso: il volto è quasi uno spunto, non è chiaro; ha tratti molto primitivi, dall'artista molto amati; per Gaugain si tratta di una bellezza fuori dal comune. Se prima il bello era assoluto, ora ognuno ha un proprio senso della bellezza, in base alla sua contemporaneità. Accanto ad Angèle compare una statuetta di una divinità precolombiana, una cultura che apprezza perché "diversa". Il volto è decentrato, è costretto in un tondo in alto a destra, quindi spalle e mani della figura sono deformate.

"Madame Ginoux" - 1888
Van Gogh vuole costruire una scuola simbolista e invita Gaugain ad Arles. Lì lavorano insieme, nonostante Van Gogh sia molto più aggressivo di Gaugain. Le loro differenze li portano spesso a confrontarsi fra loro. Dipinge quindi quest'opera che ha come soggetto il volto di una donna bretone, ovvero Madame Ginoux, che gestisce un piccolo locale.Van Gogh apprezzò molto la donna, così come i quattro soggetto dietro di lei.

"Ritratto di Van Gogh che dipinge i girasoli" - 1888
Il giallo è un colore molto difficile da gestire perché tende a "mangiare" i colori che ha intorno. A Van Gogh non piacque l'opera, non a livello di bellezza, ma solo perché lo sguardo era teso, disperato, quasi si impressionò nel vedersi dipinto.

VAN GOGH

Con questo artista si entra in pieno sombolismo. Il movimento prevede una forte concentrazione sulla memoria, sui ricordi e sui simboli; ogni artista ha un suo codice sumbolico ed i suoi rinvii; per riconoscerli ci si deve basare sugli scritti degli artisti con le loro idee e i loro pensieri, per permettere una maggiore comprensione delle opere da parte degli osservatori. Il colore è antinaturalistico e pieno di significati (si ricollega a ricordi precisi), è un processo di ricordo e rielaborazione. Di qui la pittura della memoria. Van Gogh va a Parigi nell' '86 per conoscere l'Impressionismo ma in quel periodo esso va scemando e si trova a contatto con il realismo parigimo che ama. Le sue opere sono di denuncia sociale e "Mangiatori di patate" ne è un esempio.

"Autoritratto con capo bendato" - 1889
E' bendato a causa del taglio all'orecchio. I colori sono realistici, l'innovazione più grande è l'uso della luce e dello sfondo come dimostrazione della sua sofferenza e della sua chiusura. La pennellata è rapida e veloce, come nell'impressionismo, e quindi immediata e spontanea, però c'è un maggiore coinvolgimento emozionale in ciò che dipinge. Registra l'impeto dell'attimo, l'emozione del momento. Van Gogh non dipinge per curare il suo malessere: per lui non si tratta di una terapia, perché se stesse male non sarebbe in grado di dipingere. Dipinge solo nei momenti di lucidità. Non c'è profondità, i colori sono puri e se le pennellate sono nervose non è per la follia, il tutto è deciso lucidamente.

"Contadina e contadino che piantano le patate" - 1885
E' autodidatta, non segue regole ufficiali; questa è una delle sue prime opere. I colori richiamano la natura, la terra il sole, e c'è un piccolo accenno di luce, studio che approfondirà a Parigi.

"I mangiatori di patate" - 1885
Lo spazio interno è buio, cupo; i volti sono consumati dalla miseria e dal lavoro, e su di essi si nota l'effetto della luce data dalla lampada.

"Donna al caffè tambourin" - 1887
Van Gogh riprende momenti reali, in questo caso un caffè. Vi è un cambio repentino: i colori diventano più vivaci. L'artista non ha mai uno stile uniforme.

"Parte della Grande-Jatte" - 1887
Qui sceglie un luogo amato dagli impressionisti, e dipinge un paesaggio classico impressionista (imbarcazione non dettagliata, riflessi della luce sull'acqua). Le pennellate sono, però, meno confuse e disordinate, quindi più metodiche. Esse non frantumano l'opera, tutto è più preciso, compreso il ponte. Van Gogh ha rispetto del dato visivo, inserendo più profondità, mostrando difficoltà a distaccarsi dalla realtà, scontrandosi così con gli impressionisti.

"Ritratto di Père tanguy" - 1887
Père tanguy, amico degli artisti, gestiva un piccolo negozio di colori in cui si organizzavano anche delle mostre. Questa opera è un omaggio a lui. E' una figura possente, massiccia e solida; lo sguardo è frontale, non vuole nascondersi. le pennellate sono veloci. Non è evasione dalla realtà, è realista al 100%, anche se mani e corpo sono comunque un po' grossolani. la superficie è piatta e chiusa alle spalle; la prospettiva è squilibrata: è seduto, ma non si vede la sedia che avrebbe dato profondità.

"Il postino Roulin" - 1888
E' forte la molteplicità di stili: la barba ispida e rossiccia è in contrasto col resto. Per gli espressionisti Van Gogh è un precursore: l'espressione si distingue dall'impressione per la maggiore riflessione su ciò he si è interiorizzato. La forza va dall'interno all'esterno con forza e aggressione.

"Caffè di notte ad Arles" - 1888
L'artista studia la luce di notte. Si concentra su personaggi dalla vita solitaria ed emarginati. Sperimenta colori complementari come giallo e il rosso e utilizza pochi colori puri. Le pennellate sono a volte piccole e rapide e altre grandi e scorrevoli. Fonde il dato reale con un'atmosfera quasi simbolica.

"Notte stellata" - 1889
Dipinge uno spazio esterno con colori acceri come il verde, il giallo e il blu. Le pennellate sono sia distese che rapide. La luce di notte è brillante quasi come la luce del giorno.

"Campo di grano con corvi" - 1889
L'opera è nervosa ma lucida. Artaud lo definisce come un richiamo ad un presagio funesto, perché ci sono i corvi, il cielo è scuro e l'atmosfera è tesa. Il sentiero divide in due il quedro.

Si può fare un confronto tra due opere, una di  Van Gogh ("La sedia di Van Gogh") e una di Gaugain ("La sedia di Gaugain"), entrambe del 1888. Quella di Van Gogh è povera semplice, l'interno è essenziale, così come il pavimento in cotto, compare una pipa e non vi è nulla di poetico; quella di Gaugain è degna di un intellettuale, più ricca e raffinata, circondata da una candela, dei libri, un tappeto e pareti non spoglie. E' più evasivo e fugge dalla realtà.

FINE

giovedì 23 maggio 2013

Arte contemporanea – Parte 1



NB: Questi appunti non saranno come quelli di letteratura italiana, non andranno per data, visto che risalgono al marzo 2012. Li metterò in fila per argomento post dopo post, così si andrà a cercare solo l'argomento preciso ;) Altra nota importante: il corso è partito dal POST-IMPRESSIONISMO, quindi occorre una previa conoscenza dell’Impressionismo. Ne ha fatto un breve riassunto che scrivo anche qui ;)
·         IMPRESSIONISMO
L’Impressionismo è un movimento artistico nuovo, sperimenta, cerca di rinnovare. Se, ad esempio, prima i fenomeni atmosferici non erano legati all’arte, ora lo sono e diventano soggetti di vere e proprie opere. Le commissioni sono molto più ridotte, perché non ci si basa più sul gusto o sulla volontà del committente. Inoltre, non occorre più dare un titolo alle opere perché esse non contengono nulla a cui si possa dare un titolo. Oltre ai soliti strumenti, come la semplice pittura ad olio, ad acquerello o la matita, si aggiungono  nuovi materiali, quali la sabbia, la colla e la carta di giornale. In generale, l’opera parla ora delle techiche che sono state usate per crearla.
·         MANET (1832 – 1883)
Ha una solida formazione classica di base; i più giovani e ribelli lo scelgono come loro predecessore. Nel 1874 hanno inizio le mostre impressioniste, in tutto ne vengono organizzate 8, una all’anno, e l’ultima è di certo quella più importante. Manet, che inizialmente lavora da solo, è colpito dalle nuove tecniche dei giovani. L’opera “Il bevitore d’assenzio” è del 1858-59. Essa ha effettivamente una struttura classica con una figura centrale perfetta, senza smembrature o distorsioni, ma questa figura non è affatto poetica è un personaggio anonimo della vita oscura e notturna di Parigi. Non usa la prospettiva: il muro chiude la profondità e schiaccia la figura, rendendola piatta e bidimensionale. La luce è diretta, forte, aggressiva, naturale, quasi di disturbo, non modulabile come quella artificiale. Del 1863 è invece “Déjeuner sur l’erbe”, un’opera scandalo che rappresenta un nudo, ma non di una figura mitologica: è una donna comune, un nudo senza giustificazione mitica. Gli uomini accanto a lei, inoltre, sono vestiti alla moda del tempo, quindi quel nudo non racconta nè insegna nulla. La luce è frontale e lo scenario è chiuso, così i personaggi sono portati avanti e stretti uno accanto all’altro, sono quasi compressi. In questo periodo Manet conosce l’Impressionismo e dipinge nel 1874 “Claude Monet e sua moglie sull’atelier galleggiante”. Uno dei pittori impressionisti, Monet, è dipinto sul suo atelier all’aria aperta, per una luce più diretta; questo tipo di pittura è detto “en plain aire”.
·         MONET
Del 1827 è la sua opera “L’impression”, che è l’avvio all’Impressionismo. Questa opera non è leggibile o commentabile, ha l’aspetto del non-finito, come una bozza; le pennellate sono veloci, immediate, vi sono piccoli tocchi di colore giustapposti in maniera confusa, disordinata. Forma, solidità e volume sono frantumati. In pratica è solo un’impressione che ha avuto Monet guardando il porto. Non c’è tempo per disegnare contorni, deve cogliere l’attimo e lo scatto della luce sull acqua. I colori sono vividi e pastosi, non diluiti. In “Armonia in blu” del 1894, rappresenta la facciata della cattedrale di Ravenna. Produce altre 700 piccole opere come questa, ad esempio “Armonia bruna” e “Armonia grigia”, opere in cui in realtà la cattedrale è solo un pretesto per raccontare la luce.
·         AUGUSTE RENOIR (1841 – 1919)
Si tratta di un artista molto sociale, ama dipingere opere di vita parigina. Un esempio ne è “La grenouleiere”, del 1869. Le pennellate sono rapide, senza disegno; Renoir coglie la luce sugli abiti e sulle stoffe, illuminando le balze che riflettono la luce. Le piante più vicine sono dettagliate, quelle lontane sono sfumate, senza prospettiva e con colori molto confusi. Da lontano però risultano uniti e chiari. In “Voulin de la Galette”, del 1876, rappresenta un momento di vita parigina, un ballo, in cui il soggetto è la luce con tutti i suoi riflessi, descritti e raccontati dal colore.
·         POST-IMPRESSIONISMO
Non è un vero e proprio movimento artistico, si tratta di una situazione generale ricca di pensieri contraddittori. Tutto ciò che riguarda questo momento parte dall’Impressionismo, c’è che lo apprezza, chi al contrario non è d’accordo, ma tutto parte da questo punto.
FINE